Mi chiamo Khadar. Sono nato in Somalia nella regione Togdheer, nella città di Burco 21 ottobre. Sono cresciuto là e ho studiato fino alla terza media. Mi piaceva sempre di diventare un famoso atleta. Ho partecipato a diverse gare tenute in Somalia, Djibuti e Ethiopia, ho conquistato diverse medaglie. Quella che non dimentico mai è la gara tenuta in Etiopia in cui sono arrivato primo. Non ho trovato nessuna assistenza, sono andato dalle associazioni che si occupano dello sport ma non mi hanno aiutato.
Nel **** ho lasciato la mia città Burco e ho attraversato diversi paesi: Etiopia, Eritrea, Sudan e Libia dove ho sofferto un lungo periodo di prigione, torture e pagamento di somme di denaro come riscatto.
Poi sono partito dalla Libia, i libici che mi trattenevano mi hanno caricato su un piccolo gommone, eravamo 200 persone, siamo rimasti nel mare 4 giorni. Dopo tanto difficoltà sono arrivato in Italia, in Europa.
Sono arrivato in italia, in Sicilia, a Evisiano, dove ci hanno accolto molto bene e in maniera umana. Ho lasciato Evisiano per motivi di salute e perché volevo trovare un posto migliore dove continuare la mia esperienza sportiva, quindi ho deciso di andare nella capitale d’Italia Roma.
Sono arrivato a Roma, ho avuto molta difficoltà, non ho avuto nessuna assistenza per la salute né il cibo, ho dormito in un ponte vicino a Tiburtina e lì ci siamo conosciuti con un signore che aiuta i bisognosi. Gli ho raccontato che sono un atleta e ho chiesto di portarmi dove si fanno le gare di corsa. Mi ha fatto partecipare a una gara tenuta a Roma, abbiamo fatto la gara e sono arrivato secondo. Volevo arrivare primo ma non mi è stato possibile perché avevo una ferita alla gamba che mi faceva male.