[vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern”][vc_column width=”1/2″][vc_column_text]

È impossibile resistere, e non so come ho fatto io per oltre un’anno.

[/vc_column_text][/vc_column][vc_column width=”1/2″][vc_single_image image=”10145″ img_size=”full” qode_css_animation=””][/vc_column][/vc_row][vc_row css_animation=”” row_type=”row” use_row_as_full_screen_section=”no” type=”full_width” angled_section=”no” text_align=”left” background_image_as_pattern=”without_pattern” css=”.vc_custom_1666878130368{margin-top: 50px !important;padding-top: 50px !important;}” z_index=””][vc_column][vc_column_text]A 20 km da Patrasso senza scarpe, è la pena minore che la polizia può decidere di darti.

Oltre alle torture quotidiane facevamo fronte anche a cose del genere, il primo era mangiare, per ore davanti ai cassonetti dell’immondizia vicino ai supermercati nella speranza che buttano qualcosa o nei mercati all’aperto a raccogliere merce scartata.

Altrimenti non avevamo la forza per affrontare una giornata davanti al porto per tentare di lasciare la Grecia e tutto questo perché non avevamo soldi e la polizia impediva a chiunque di portarci da mangiare e addirittura quando facevano le retate alla fabbrica e dove si radunavano gli afghani, distruggevano tutto, coperte, vestiti e tende bruciate, il cibo per terra sotto i piedi e portavano via ragazzi che i più fortunati tornavano dopo qualche ora o giorno gonfiati di botte o nei peggiori di casi all’ospedale.

Mi ricordo ancora quel ragazzo che hanno arrestato nel porto, l’hanno portato nel furgone della polizia e il resto potevamo solo immaginarlo, dopo un po’ come un cadavere trascinato per terra l’hanno lasciato a bordo della strada e arrivo l’ambulanza a portarlo via.

Un giorno mi sono fatto coraggio e con un ragazzo siamo entrati nel porto, io nascosto sotto un tir nell’attesa che partisse è arrivato la polizia con il cane che mi ha attaccato strappandomi i pantaloni e io preso dal panico ho provato a scappare dall’altro lato del tir, ma non appena sono uscito qualcuno mi ha spruzzato un spray in faccia, come un fuoco.

E come se non bastasse mi ha preso a bastonate, mi sentivo bruciare il viso sopratutto gli occhi, sono passati più di 8 ore prima che potessi aprire gli occhi e i ragazzi dicevano che una signora mi aveva visto entrare sotto il camion e ha avvisato la polizia.

L’altro ragazzo ancora peggio, l’hanno trascinato giù dal recinto col filo spinato mentre tentava di fuggire, causandogli dei strappi sul viso e testa picchiandoli violentemente.

Tra tutti poliziotti c’era uno che avevamo nominato “my friend” perché non picchiava e quando ci beccava soli si raccomandava dicendo:
“quando mi vedete dovete scappare tutti altrimenti altri colleghi mi rimproverano per il mio atteggiamento morbido”.

Lo stremo arrivava di inverno quando oltre alle violenze della polizia il freddo diventava un’arma in più per loro. Ci costringevano a stare per minimo mezz’ora nell’acqua gelida del mare con tutti i vestiti addosso o nel furgone della polizia con l’aria condizionata al massimo.

Quando sono arrivato in Italia non riuscivo a crederci sembrava un sogno anche perché una volta sono stato respinto da Ancona a Patrasso e pensavo di non farcela più.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]