Per prima cosa vorrei ringraziarvi

Nel camion c’erano 10 bambini e 15 donne (alcune incinte) e cercavamo di dare le poche proviste a loro

Per prima cosa vorrei ringraziarvi per avermi dato la possibilità di scrivere la mia idea e raccontare gli ostacoli che ho affrontato. Quando sono andato via dall’Eritrea, il mio paese, avevo 16 anni.

Un anno fa insieme ad altre persone sono emigrato dall’Eritrea fino al Sudan e in questa tratta non ho incontrato problemi, che invece si sono presentati nel tragitto Sudan-Italia. In Sudan sono rimasto otto mesi, durante i quali ho lavorato con internet ricevendo un salario mensile.

Un giorno mi è venuta in mente un’idea, volevo raggiungere l’Italia, poiché tutti i miei amici erano già li. Ci rifletto su e prendo la decisione di partire per l’Italia. Quando vengo a conoscenza del metodo di pagamento, il quale non poteva essere effettuato in euro ma dollari, mi metto in contatto con un trafficante. Decidemmo di pagare l’ammontare di 1500 dollari per farci trasportare in Libia.

Iniziammo il viaggio dal Sudan alla Libia con uomini del Sahara libico, all’interno di un grande camion, per 3 giorni senza soldi, acqua e cibo con solamente succo d’arancia e coca cola e solo queste cose non bastavano perché nel camion c’erano all’incirca 10 bambini, 15 donne (alcune incinte) e cercavamo di dare le poche proviste a loro.

Noi abbiamo bevuto l’acqua solo per sopravvivere e non saziarci, dopo questi 3 giorni arriviamo nel Sahara libico, qui dovevamo nasconderci per non farci prendere dai soldati libici che ci avrebbero respinti in Sudan. I trafficanti libici arrivarono con 3 pick-up Toyota, divisero le 120 persone in 3 gruppi di 40, e ci collocarono dietro i pick-up.

Riiniziamo a viaggiare giorno e notte, appena superato il deserto del Sahara siamo rimasti fermi per mezza giornata fra le montagne nella quale i trafficanti si sono ubriacati e drogati, in particolare un trafficante di nome Mussa aveva bevuto molto, ubriaco e fuori di sé decide di partire e si mette a correre distaccandosi dalla altre 2 macchine, li perdemmo.

I trafficanti andarono a cercare l’altro pick-up che si scoprì era cappottato giù per la montagna, quando tornarono su 40 persone 15 erano in gravi condizioni, alcuni con le ossa rotte, ferite alla testa e alle mani, eravamo tutti molto spaventati. I trafficanti non avevano alcun rispetto e senso di umanità, ci colpivano con pale e bastoni, quando raggiungemmo la Libia ci collocarono all’interno di un magazzino dal quale non potevamo uscire, degli uomini armati controllavano il magazzino e ci intimorivano con i fucili.

Chiamai la mia famiglia e mi feci mandare la somma di 1600 dollari, dopo un mese riuscii a pagare e iniziai il viaggio dalla Libia all’Italia con una barca.

Nelle acque internazionali la barca iniziò a sbilanciarsi (noi ci spostavamo per bilanciarla) e ad imbarcare acqua che cercavamo di tirar fuori con le nostre giacche, a un certo punto il motore smette di funzionare. Una barca italiana ci vede e ci soccorse, dopo due giorni siamo arrivati in Sicilia.

Ringrazio Dio di avermi aiutato ad arrivare in Italia, e di avermi fatto incontrare persone compassionevoli italiani. Spero di incontrare molte brave persone italiane. Amen.