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“Non credevo che viaggiare clandestinamente fosse cosi, cioè venivamo caricati e trasportati in macchina come le bestie.”

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I miei genitori sono andati via dall’Afghanistan circa 25 e 26 anni fa per cui io e i miei fratelli siamo nati in Iran vivendo in un contesto in cui tra i miei connazionali spesso si parlava dell’Europa. Ho aspettato finché ho avuto la possibilità di partire. Dall’Iran con me sono partiti due miei nipoti, mio cugino con suo figlio. Io ho 17 anni i miei nipoti hanno 16 e 17 anni invece mio cugino ha 30 anni e suo figlio ha 8 anni.

Siamo partiti da casa nostra e abbiamo raggiunto Urumya. Siamo rimasti 3 notti al confine con l’Iran, la quarta notte siamo partititi per la Turchia, siamo saliti sul furgone, l’autista correva come l’asino finché siamo arrivati sulle montagne alte e abbiamo iniziato a camminare. Abbiamo corso come cavallo per 6-7 ore. Chi rimaneva indietro prendeva le botte. Siamo arrivati in Turchia il giorno dell’Eid el Fetr la festa di fine Ramadan. A bordi della macchina siamo partiti per Van, la città turca che si trova al confine.

Non credevo che viaggiare clandestinamente fosse cosi, cioè venivamo caricati e  trasportati in macchina come le bestie. Insomma siamo partiti per la Turchia cioè Istanbul dove siamo rimasti per 3 notti. Poi siamo partiti, siamo stati in macchina per 6-7 ore, non potevamo più respirare. Siamo scesi dalla macchina e abbiamo iniziato a camminare per la porta dell’Europa ovvero sia la Grecia. Alla riva del fiume siamo stati arrestati dalla polizia e ci hanno portato in un centro. Dopo 3- 4 notti siamo stati liberati in quanto ci eravamo dichiarati cittadini birmani.

Siamo ripartiti per la porta dell’Europa cioè la Grecia però questa volta con l’aiuto di Dio ci siamo riusciti ad attraversare il confine e dopo 12 ore di camminata abbiamo raggiunto il centro per gli immigrati che si trovava al confine. Però non ci volevano accogliere. Insomma hanno fatto salire in macchina tutti quanti tranne me. Ho avuto paura di essere rimandato in Turchia. Dopo vedevo altri miei connazionali che arrivavano e si consegnavano.

Insomma dopo 3 giorni sono andato ad Atene. Ho ritrovato i miei nipoti e loro si trovavano al parco di Vittoria ad Atene. Quando ho parlato con la gente mi sono terrorizzato perché si raccontava che i trafficanti con i soldi dei ragazzi sono spariti o le persone che fanno trasferimento del denaro hanno imbrogliato sempre i ragazzi. Ho sentito che un trafficante per far partire una ragazza giovane, l’aveva portata in un’isola eccetera. Quando mi trovavo a Patrasso, avevo molta paura perché non conoscevo nessuno.

Insomma per quattro mesi provavo a nascondermi dentro e sotto il tir finché ci sono riuscito a rimediarmi i soldi. Durante questi quattro mesi ho avuto tante difficoltà però Dio mi ha aiutato e ho trovato un lavoro con il quale ci riuscivo a campare. Comunque dopo cinque mesi a bordo di un motoscafo ho raggiunto l’Italia il paese archeologico. Sfortunatamente siamo stati fermati e identificati dalla polizia. Siamo stati costretti a lasciare le impronti digitali. Poi ci hanno lasciato andare via. Siamo arrivati a Roma nel quartiere afghano di Piramide alle 10 di sera. Dovrei proseguire il mio viaggio. Spero un giorno tutti i ragazzi ci riescano ad uscire dal cimitero dei rifugiati ovverosia Atene e poi raggiungere facilmente il posto dove vogliono arrivare.

Alla fine vorrei dirvi che non vale la pena lasciare la famiglia, i fratelli e le sorelle per venire in Europa. Con l’aiuto di Dio un giorno ci riusciremo a prendere i documenti e torneremo felicemente nel caldo abbraccio delle nostre famiglie.[/vc_column_text][/vc_column][/vc_row]