Sono arrivato a Roma un giorno di Settembre, mi ricordo bene. Aveva piovuto tutto il giorno. Ero molto contento della pioggia, mi piace quando piove perché ho sempre fortuna quando piove. Mio unico punto di riferimento era un paesano mio che stava già in un Centro per minorenni. La prima notte per strada l’ho passata alla stazione Tiburtina, faceva molto freddo. Quando vedevo una macchina della polizia mi nascondevo, pensavo che fossero venuti per me. Per dormire, avevo messo per terra la carta, il mio giubbotto era la mia copertura.
È mattina, alle 7:30 ho ricevuto una chiamata da quel ragazzo, io stavo già in piedi da un’ora.
Insieme siamo andati in un Centro con la speranza di essere aiutato, ma come al solito a Roma ti danno un sacco di indirizzi per mandarti via. Ho seguito grazie a Dio la mia strada, ho avuto l’aiuto del destino. Finalmente grazie all’aiuto di un poliziotto sono riuscito a farmi prendere le impronte digitali e ad avere gli appuntamenti alla questura.
Durante questo lungo periodo, circa tre settimane, dormivo per strada, più esattamente alla stazione Termini. Termini è diventata la mia nuova casa! Sono andato a Termini tramite un venditore di borse della Guinée Konakry quando volevo dormire alla stazione Rebibbia visto che era vicinissima alla Questura e che avevo un appuntamento il giorno dopo, il primo, quando giravo per il freddo di quella notte che non ho mai avuto in vita mia, non sapevo nemmeno come fare per dormire. La notte era molto avanzata, avevo molto sonno ed ero stanchissimo, esaurito da morire, volevo stendermi sul pavimento bagnato e fresco.
Non so quante volte mi sono seduto, quante volte mi sono alzato: non sapevo cosa dovevo fare. Mi è venuta un’idea. Eravamo solo io e questo cosiddetto venditore, ho deciso di andare a parlare con lui. Gli ho spiegato la mia situazione. Mi ha detto: “Che cosa vuoi fare? Passare la notte qui? Non puoi passarla qua fa molto freddo. Va a Termini, fa meno freddo e ci sono tante persone che passano la notte lì”. Gli ho chiesto come facevo a arrivare a Termini: “Facilissimo. Prendi la metro qua a Rebibbia, ascolta l’altoparlante, quando sentirai Termini scendi lì e chiedi dove si trovano gli stranieri africani.”
Ho seguito i consigli, Termini era facile da raggiungere. Quando sono arrivato mi hanno consigliato d’andare a cercare i cartoni da mettere per terra per poter dormire.
Ho passato così la mia prima notte a Termini, senza copertura fa freddo, come tutte le notti che ho passato per strada. Ma comunque sia Termini era meno peggio in paragone a Rebibbia. Ora il mio letto mi aspettava a Termini. A Termini tutti si conoscevano e tutti avevamo un posto fisso conosciuto da tutti. Termini era un altro mondo, gli ubriachi, le persone che avevano prima un bel lavoro e che non hanno niente ora, i ladri, le prostitute, insomma erano tutti lì. Senza dimenticare gli immigrati. Lo zaino lo devi mettere come federa sotto la testa mentre dormi. Mi sono abituato a questa vita dopo una settimana.
Ogni sera alle nove sai che devi andare a cercare i cartoni, ogni 05:30 di notte devi alzarti per forza per permettere agli operatori delle pulizie di fare il loro dovere. Questa vita ti farà diventare proprio matto se le cose non cambiano, ero disperatissimo ma non avevo perso la speranza perché ogni mattina dopo le 05:30 andavo alla Caritas alla ricerca del mio primo posto letto. Senza successo, la fila era lunghissima, tante persone cercano come te la stessa cosa. E loro dicevano, “devi venire sempre tutti i giorni, è così che funziona”.
Sono diventato un’altra persona, quando ho iniziato la scuola italiana mi sono rimotivato. Mentre dormivo per strada andavo alla scuola della Caritas a via delle Zoccolette. Una mattina come al solito, sono andato alla Caritas per il posto letto, dal lunedì al venerdì non sono mai mancato, andavo sempre e mi ero abituato a sentire sempre la stessa risposta: usciva sempre verso le 11:00 una signora che ti chiamava, dopo di che ti faceva sedere per dirti “non c’è posto per oggi ma devi venire sempre ancora a provare”. Quando non me l’aspettavo una mattina mi hanno dato un posto per 3 settimane. Ero contento per aver trovato finalmente un letto ma preoccupato perché solo per 3 settimane. Dovevo comunque sia attivarmi e trovare un altro posto per non ritornare per strada di nuovo. La Caritas: un’altra scoperta per me di nuovo, mettevano tutti insieme, anziani, gli ammalati, i giovani, tutti condividevano una grande stanza di circa 20 persone: non mi piaceva per niente. Sono rimasto due settimane, menomale per me ho trovato un altro posto dalle suore a via Rattazzi dove sono rimasto per più di un mese. La suora responsabile era una brava persona e m’ha detto “rimarrai qua fino a quando vuoi”!
Intanto avevo iniziato la licenza media, avevo bisogno di sostegno perché tutti i giorni andavo a scuola con la metro senza abbonamento. A volte mi prendevano, arrivavo tardi a scuola perché mi facevano scendere e non avevo potuto prendere la metro a causa del controllo all’ingresso. Un giorno mi sono sorpreso perché la richiesta che avevo fatto al Comune di Roma era uscita. Dovevo partire quindi lasciare le suore tanto amate per un’altra avventura: la vita in Centro!