Scappo dalla mia ombra

Ho sempre voluto sapere se il cielo finisce o va avanti per sempre.

Mi chiamo Andre, sono il quarto di una famiglia di 6 figli. Sono originario del Camerun, sono fiero e orgoglioso delle mie radici. BADENG è sia il nome della lingua che quella del mio Villaggio. Vengo da una etnia “BAMILÉKÉ”. I miei parenti mi spiegavano un giorno, come tempo fa, si poteva vivere autonomamente e dignitosamente in costanza comunicazione tra terra e natura. “l’elemento terra, clima e natura sono essenziali per l’agricoltura e la sussistenza dei popoli del mio villaggio. Ormai le cose cambiano veloce semente forse, fossero rimasti dietro, i miei.

Il Camerun assomiglia molto a l’Italia, le divergenze sono forti tra il nord, il sud, da l’Ovest a l’est. Siamo a l’Ovest, gli altri ci chiamano eternali paesani e commercianti. Un luogo meraviglioso e unico al mondo, che ha un clima che favorisce la stabilita dei suoi abitanti. Dove il rapporto tra cultura e emozioni sono persino presente in tutte le forme del suo termine.

Questi popoli si sono soffermati nei lavori privati, commercio, artigianali, agricoltura, al l’allevamento e pesca, le maggiori parte delle case sono fate in ardila rosso di quella stessa terra. L’ospitalità è alla base di tutto, si saluta lo sconosciuto e si bagna nel lago che sta a qualche passo della cabana, si sveglia presto di mattina di riscalda il cibo per la colazione e si dà il via alle attività giornaliere, i bambini seguono gli adulti nei campi per le coltivare, altro che e un lavoro davvero faticoso non dimentico il fatto che lavorando insieme tutta la famiglia nel nostro campo sulla nostra terra non si sente questa ansia ovvero si aumenta i rapporti tra noi.

Il mercato è settimanale, ciò che vuole dire;(ogni giorno consecutivo settimanale), si va al mercato si vende e si compra cose necessarie per casa, come prodotti industriali o del cibo di maggiore usanze benché il 80% del cibo proviene dalla propria terra, eppure marca un giorno di dialogo e di rinforzamento sociale tra gli abitanti.

In quel giorno, proprio tutti gli abitanti indossano i loro vestiti del piacere, perché è obbligatorio di non lavorare, avevo chiesto alla nonna perché la gente non poteva andare nei campi a coltivale, lei mi ha detto; se qualcuno anche per sbaglio, andava nei campi, da lì apparirà il capo del villaggio e forse, finirà male, lei finisce con questa parola; la terra non fugge, e non andare un giorno ai campi, vuole dire che rispetti quello che ti da vivere. Sottolineo il fatto che nella nostra cultura, crediamo ai le superstizioni spirituali e la nostra vita è manifestata da riti ancestrali. 

La felicità e la pace si respira nel l’aria fresca in ogni angolo di quel territorio, come in un comune, abbiamo un capo del Villaggio, il suo dovere principale e di salvaguardare le tradizioni, proporre e migliorare le infrastrutture, gli spazi pubblici, oltre a risolvere i conflitti e diffondere la pace in tutto il territorio. 

I miei antennati erano tutti agricoltori, c’è una prima e un dopo, nelle nostre vite, e questa prima e dopo spesso si intrappola con il nostro destino, come una rete sulla preda. Si dice le colpe del padre, spesso cadono sui figli. Dunque sono stato colui che ha spinto la famiglia a spandersi. La realtà è che oggi mi trovo nell’altro lato del globo terrestro (fantastico).

Perché ho costretto i miei genitori a pensare al viaggio, e soprattutto al futuro; anzi dopo la mia nascita; i giovani sposati, sentono il grande desiderio immaginario, di dare agli loro figli una vita degna e diversa da quella che loro hanno vissuto in campagna. Un motivo, che resterà lo spunto centrale della nostra famiglia. 

Se ne vanno verso le arie urbane, dov’è si immaginavano solo di vivere “fiori e rose” senza valutare gli inconvenienti di questa scelta. Verso il grande Metropoli, così detta Douala la bella capitale economica del paese. Il motivo era talmente importante, che non si potevano permettere di cadere nelle superstizioni, al calore pure i ricordi di questo piccolo villaggio dove sono nati e cresciuti con la famiglia e i vicini sempre accanto. Si sono andati via lasciando tutti questi legami culturali e di convivenza locali.

Avendo un buggettario [budget] di viaggio molto inferiore a quello previsto. Era definita a una somma di 25 mila fcfa in quel tempo, era quasi uguale a una somma di (45 euro), ho dimenticato che una grande parte di questi soldi erano stati donati da tutta la famiglia e i vicini di casa, e ciascuno vedeva il dovere di dare i suoi risparmi, perché anche loro vedevano e speravano il futuro di tutti dietro questo misterioso viaggio.

Presi i loro figli con le valigie e i vestiti e un zaino abbastanza pieno da oggetti di sopravvivenza e cibo che poteva rimanere per giorni. Una volta arrivati in città, non avendo nessuno in cita per andare a riposare, affaticati, sono stati costretti a dormire diversi giorni per strada.

Come si dice nel mio paese, ci sta sempre qualcuno che ti guarda e sente quella compassione, una signora prendeva quella strada, quando vissi i miei genitori dormire scomodamente con figli accanto a una banchina, si dirige verso loro, e per curiosità, ha chiesto il perché erano li.

E mia madre le ha raccontata la storia, sconvolta e dispiaciuta della loro mesavventura lei li ospita in casa sua, e li propone di condividere una stanza con i loro 5 bambini.

In questo caso, ho sempre voluto sapere se il cielo finisce o va avanti per sempre.